11, 12, 18, 19 Maggio al Teatro Sant'Anna di Torre del Greco
"Mediamusical
chiude la stagione teatrale 2012/2013 con Vari...età, uno spettacolo di
Pino Brancaccio, di cui è anche la regia, che vuole essere un po’ una
passerella per tutti gli “attori” che si sono alternati sul palco del
Teatro Sant’Anna, durante quest’ultimo anno. Lo spettacolo scorre sul
duplice binario del palco e della realtà, infatti, ad intrecciarsi con i
“numeri” tipici del teatro di Varietà, c’è la storia di quella che
potrebbe essere una qualsiasi compagnia teatrale, fatta di persone prima
che di attori.
Adesso due righe sulle origini del Varietà ci sembrano doverose. Le origini più remote di tale genere teatrale sono da individuare nelle esibizioni dei giullari e dei menestrelli in epoca medioevale, ma i suoi antenati diretti sono il music-hall inglese e il cafè-chantant francese. Ma la nascita del Varietà è nel momento stesso in cui passa dal locale dove si assiste allo spettacolo consumando cibi o liquori attorno ad un tavolino apparecchiato, al teatro vero e proprio, dove lo spettacolo non è un’integrazione del pasto, ma acquista una sua autonoma dignità. In generale, nello spettacolo di varietà, tre sono i numeri prediletti: il fine dicitore, la canzonettista – o “la sciantosa” come sarà chiamata a Napoli – ed il cantante e il balletto; elementi questi, che diventeranno i fattori fondamentali dell’avanspettacolo, della rivista, della commedia musicale e del Varietà televisivo.
Nel Varietà italiano la presenza del fattore vernacolo, napoletano, romano o siciliano che sia, non compromise mai del tutto il carattere supernazionale del teatro di Varietà. Maldacea, Petrolini, Pasquariello, Villani con le loro macchiette raggiunsero il successo anche all’estero. Ma sarà con Raffaele Viviani che la macchietta acquisterà un’importanza innovatrice. Viviani, in antitesi con gli abiti borghesi e quadrettati che fino ad allora imperavano negli spettacoli di Varietà, porterà in scena gli stracci di uno strato sociale ignorato da quella che era stata definita la Belle Epoque.
Un’altra forma di spettacolo intanto si faceva largo: il cinema. Il vecchio Varietà a cavallo delle due guerre si trasformò in avanspettacolo e rivista e spesso dovette fare i conti con la censura del regime fascista. Nonostante tutto produsse artisti che hanno lasciato un ricordo indelebile nei nostri cuori: Totò, Nino Taranto, Renato Rascel.
Ma il Varietà non è una cosa morta. Il musical, lo show, il cabaret affondano le loro radici in esso. Il teatro moderno è l’impasto di tutti quegli elementi scaturiti da quella sconvolgente rivoluzione estetica che fu attuata dal grande Varietà in quel magico tempo lontano"
Pino Brancaccio e Angela Gelardi.
Adesso due righe sulle origini del Varietà ci sembrano doverose. Le origini più remote di tale genere teatrale sono da individuare nelle esibizioni dei giullari e dei menestrelli in epoca medioevale, ma i suoi antenati diretti sono il music-hall inglese e il cafè-chantant francese. Ma la nascita del Varietà è nel momento stesso in cui passa dal locale dove si assiste allo spettacolo consumando cibi o liquori attorno ad un tavolino apparecchiato, al teatro vero e proprio, dove lo spettacolo non è un’integrazione del pasto, ma acquista una sua autonoma dignità. In generale, nello spettacolo di varietà, tre sono i numeri prediletti: il fine dicitore, la canzonettista – o “la sciantosa” come sarà chiamata a Napoli – ed il cantante e il balletto; elementi questi, che diventeranno i fattori fondamentali dell’avanspettacolo, della rivista, della commedia musicale e del Varietà televisivo.
Nel Varietà italiano la presenza del fattore vernacolo, napoletano, romano o siciliano che sia, non compromise mai del tutto il carattere supernazionale del teatro di Varietà. Maldacea, Petrolini, Pasquariello, Villani con le loro macchiette raggiunsero il successo anche all’estero. Ma sarà con Raffaele Viviani che la macchietta acquisterà un’importanza innovatrice. Viviani, in antitesi con gli abiti borghesi e quadrettati che fino ad allora imperavano negli spettacoli di Varietà, porterà in scena gli stracci di uno strato sociale ignorato da quella che era stata definita la Belle Epoque.
Un’altra forma di spettacolo intanto si faceva largo: il cinema. Il vecchio Varietà a cavallo delle due guerre si trasformò in avanspettacolo e rivista e spesso dovette fare i conti con la censura del regime fascista. Nonostante tutto produsse artisti che hanno lasciato un ricordo indelebile nei nostri cuori: Totò, Nino Taranto, Renato Rascel.
Ma il Varietà non è una cosa morta. Il musical, lo show, il cabaret affondano le loro radici in esso. Il teatro moderno è l’impasto di tutti quegli elementi scaturiti da quella sconvolgente rivoluzione estetica che fu attuata dal grande Varietà in quel magico tempo lontano"
Pino Brancaccio e Angela Gelardi.