La Metamorfosi è sempre stata parte integrante della genesi e della storia di Pulcinella.La sua origine risale al Seicento, essendo
la sua presenza documentata da diverse raffigurazioni dell'epoca, e si fa risalire la sua prima "apparizione letteraria" ad un testo di Silvio Fiorillo " La Lucilla costante con le ridicole disfide e prodezze di Policinella, scritto nel 1609. Alcuni
tuttavia rintracciano le sue origini nei personaggi delle
"fabulae atellanae" come Macco e Dosseno, di cui conserva
alcuni caratteri esteriori e interiori, come la gobba e il ventre
sporgente, unite ad una certa malizia. L'abito di scena richiama
quello dello Zanni, con l'ampio camicione bianco serrato dalla
cintura nera tenuta bassa sopra i calzoni cadenti .
Insieme al personaggio, anche il nome di Pulcinella è cambiato nel corso
degli anni: inizialmente Policinella, rimasto poi nel francese
Polichenelle, o
Pollicinella. "Policenella nasce ad Aversa come Cetrulo, e parte da da Napoli in compagnia di altri personaggi come Coviello, Pascariello e una lunga fila di capitani vanagloriosi come Matamoros e Rodomonte
che parlavano una lingua franca a metà tra il napoletano e lo spagnolo. Con Silvio Fiorillo approdò nelle grandi compagnie comiche
del nord e divenne l'antagonista di Arlecchino, maschera bergamasca, il servo sciocco, credulone e sempre affamato di quella fame atavica dei poveri diavoli." (Wikipedia).
E proprio in questo testo ritroviamo Pulcinella (Leandro Gallo), al solito sfortunato e con pochi mezzi, al fianco di uno dei suoi antichi amici Coviello (Salvatore Pagano), in questa vicenda servitore di un giovane nobile e bello (Peppe Collaro), dedito al vino, agli amici ed alle donne, ma fortemente invaghito di una ingenua ragazza borghese (Debora Minghelli).
Ostacolo tra i due sarà il vecchio padre di lei (Gianni Ilardi), astrologo per passione più che per competenza, convinto che la figlia
abbia il destino scritto nelle stelle, e che saranno queste ultime a
dirgli il da farsi per sistemare la ragazza con un ottimo partito. Sarà questa la vicenda principale in cui, loro malgrado, si ritroveranno convolti i tre servitori Pulcinella, Coviello e lo stupidissimo Scatozza (Gianni D'Ambrosio), dando vita ad equivoci e travestimenti mentre cercano di consegnare delle lettere alla fanciulla, ma che saranno confuse con ordini per il droghiere...tutto mentre Pulcinella cercerà di conquistare la bella Rosetta (Titti Mauro) a servizio nella casa del vecchio astrologo.
La storia volge al lieto fine, grazie, come la commedia dell'arte insegna, ad un inganno ben ordito dal "servitore scaltro" Coviello.
Tutta la rappresentazione è accompagnata dalle voci di Gino Vituperio (baritono), Rosaria Ascione (soprano), Angelo Scarpati (tenore), e Liborio Preite (baritono), che cantano una Napoli ed una napoletanità che fu con dei ritmi post-rinascimentali e una concertazione di voci elegante e senza pari.
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